Scelgo una parola, non a caso, e non arriva da sola.
Vengono insieme, a braccetto e si trasformano in un’equazione favorevole e potenziante. Pensi di conoscerne il significato solo perché le hai lette, pronunciate e usate migliaia di volte. Ti sembra persino che siano nate con te e di averne fatto conoscenza ed esperienza ancor prima di poter parlare, e forse così è, ma quando impugni la torcia e decidi di esplorarne le radici ne scopri le profondità ancora sconosciute e sorprendenti. “CORAGGIO” ed “ENTUSIASMO” sono due parole per me meravigliose e compagne di vita. Come se me le avessero messe al collo, a mo’ di amuleti che non ho mai tolto e che hanno resistito a qualsiasi intemperia, qualsiasi tempesta del cuore, diluvio dell’anima, nebbia della mente, e che hanno saputo risplendere di luce propria proprio come il sole allo Zenit, nel momento in cui è più alto sull'orizzonte nel giorno del solstizio d'estate.
CORAGGIO, abbi cuore! Dal latino coraticum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cordis (cuore) e dal verbo habere (avere) e vuol dire quindi: HO CUORE. Vi ricordate l’uomo di latta del romanzo dal titolo “il Mago di Oz”?
Una favola che viene definita “per ragazzi” ma che personalmente ritengo essere una meravigliosa storia che racconta l’essere umano nelle sue varie forme e dimensioni. Tutti i protagonisti di questa storia sono in cerca di una dote umana di valore e di spicco, ed è così anche per noi che non veniamo dal mondo delle favole e che ogni giorno cerchiamo di risplendere nel tentativo di fare la differenza nel nostro quotidiano. Ma torniamo all’uomo di latta, lui avrebbe tanto voluto avere un cuore e non si rassegna, tantomeno arrende all’idea di non averlo. Forse non ricordate esattamente la storia ed allora ci penso io a rammentarvela con grande piacere. L’uomo di latta, prima di ridursi in quella condizione, era una persona in carne ed ossa. Era figlio di un taglialegna e viveva nella foresta con il padre e la madre vendendo il legno ricavato dagli alberi.
Alla morte dei suoi genitori, lui decise di sposarsi con una ragazza che accudiva un’anziana signora molto pigra che, pur di non perdere colei che l’accudiva, chiese alla strega dell’Est di fare in modo di rendere “infermo” lo spasimante della giovane. L’incantesimo o meglio la maledizione, portò il ragazzo a perdere prima le due gambe e poi, man mano, tutto il corpo per colpa della sua stessa ascia.
A questo punto entra in scena un abile fabbro che lo ricompone e lo trasforma in un uomo di latta. Il giovane senza più un cuore perse l’amore per la fanciulla e un giorno venne colto da un improvviso temporale proprio mentre si trovava nel bosco.
A quel punto tutte le sue articolazioni arrugginirono fino ad immobilizzarlo. Se ora ricordate, non solo l’uomo di latta ma anche lo spaventapasseri è in cerca di qualcosa, un cervello, il leone desidera tanto avere il coraggio, Dorothy vuole tornare a casa e l’uomo di latta cerca per l’appunto un cuore.
Un cuore, e per quanto ci tenga in vita, non parlo semplicemente dell’organo fatto per pompare sangue e ossigenare il cervello, ma lo scrigno dell’anima, quello abitato dalle emozioni, in cui risiede l’identità collettiva profonda e di ognuno di noi, esseri fatti per vivere in eterno, oltre la vita stessa. È questo il cuore che cerca l’uomo di latta e il suo sguardo malinconico guarda ciò che è stato in passato, un uomo capace di innamorarsi, di vivere mosso da passione, consapevole di un tempo e del suo incedere, un tempo non da subire rammentando e concentrandosi sulla sua natura finita, ma tutto da vivere con quel cuore pulsante. Senza di esso, l’uomo di latta, non è altro che ferro soggetto a tutte le intemperie e al famoso incedere del tempo, alla ruggine, all’erosione che portano all’immobilismo dell’anima, dei sentimenti, dei pensieri, delle emozioni, dell’energia vitale che genera il famoso entusiasmo.
Quanto dell’umanità dei giorni nostri, ancora molto basata sulla scissione, c’è in tutto questo e nell’uomo di latta? Basti camminare per strada oppure entrare in un luogo con altre persone, guardarsi intorno ed osservare i loro sguardi. Molto spesso, si può intravedere quella stessa nostalgia di quei personaggi del romanzo/favola del Mago di Oz che sentono forte il peso di un’assenza, di un vuoto, qualcosa che manca e vorrebbe ritrovarsi.
Qual è la differenza?
L’uomo di latta non si rassegna e cerca la parte mancante per dar fine a quell’assenza che sente rimbombare dentro di sé, sfidando la sorte, il tempo e qualsiasi ostacolo si presenti sul suo cammino. Non la cerca in sé, o per lo meno non solo, dal momento che certamente tutto parte da lui, inizia dal suo sentire, dal suo ascoltare, dalla sua volontà propria e unica, ma lo cerca poi fuori da sé stesso come a comunicarci che nessuno può contare esclusivamente su di sé, e che la nostra anima non proviene da noi, ma da “qualcun altro o qualcos’altro” a cui tendere con consapevolezza e volontà e non solo ed unicamente spinti dal bisogno. “Voglio amare” e non “Ho bisogno di amare” e quando amo ho coraggio, quella forza che ci viene quando facciamo quelle cose a cui teniamo veramente e che desideriamo sopra ad ogni altra, qualcosa in cui crediamo profondamente.
Una “forza nascosta” che si palesa a noi quando è chiamata a squarciagola dai nostri sogni più alti, obiettivi importanti, desideri potenti che ci fanno affrontare paure ed eventuali pericoli. Quando amo per scelta e non per bisogno, quando amo perché non potrei fare diversamente, perché “sono amore”, la vita diviene permeata di quell’entusiasmo tipico dell’amore stesso.
ENTUSIASMO, abitato da dio! La parola greca “enthousiasmós” deriva dal verbo “essere ispirato”, composto di “in” e “dio”, cioè “IL DIO DENTRO”. L’entusiasmo forse potrebbe far pensare ad una forma espressiva tipica dei giovani e associabile al loro modo di affrontare le cose della vita e magari anche con una connotazione piuttosto superficiale, quando in realtà è uno stato molto maturo. “Coloro che sono sotto la guida di Dio hanno l’entusiasmo perfetto, quello che non finisce subito e che porta frutto”. L’entusiasmo è un sentimento che mi accompagna dalla nascita, forse è per quello che dico di sentire che è nato con me. Non la parola ma il suo corpo che mi dà vibrazioni che mi muove e mi colora.
“È lo stato d'animo attivo, centrato e sorridente che schiude l'infinita realizzabilità dei sogni.” Ecco cos’è! L’entusiasmo è capace da solo di muovere e smuovere un mondo dentro di noi e permette di fare quello che in sua assenza, può essere aiutato attraverso tecniche di mental training e non solo. Come ho citato precedentemente, dal greco “en”, dentro, “theos”, dio: il dio dentro. Significa che quando hai l’entusiasmo “hai il dio dentro di te” o “tu sei dentro al dio”.
E’ una condizione che ricorda l’estasi: esci da te stesso per ritrovarti dentro il Dio.
E allora, se sei una guida, un leader carismatico, una figura nella relazione di aiuto, o anche un artista e quindi un creativo o se ami, o hai l’entusiasmo oppure è meglio darsi ad altro!
Pensate che in antichità l'origine di entusiasmo era "en tou tzeou asmos", cioè “essere nel respiro del dio”. Questo determinava un particolare stato e condizione per cui era la divinità a parlare attraverso la persona. Ciò detto mi preme specificare che chi ha “Dio dentro” non è da ritenersi “posseduto” al contrario, conserva il libero arbitrio ma la sua persona e tutto ciò che appartiene ad essa, è amplificato e potenziato.
E’ come il famoso “sole allo zenit”, espressione usata per indicare il punto, la via o il livello più alto raggiunto da un corpo celeste nel suo percorso apparente quotidiano attorno a un determinato punto di osservazione.
Con l’ENTUSIASMO ed il CORAGGIO raggiungiamo il livello più alto di ciò che desideriamo fortemente … e allora … CORAGGIO, ENTUSIASMATI!
Laura Monza